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ESECUZIONE RIMBORSO IVA

  • Diego Moscato

    MILANO
    11/10/2022 13:13

    ESECUZIONE RIMBORSO IVA

    Gradirei consocere la vostra opinione sul seguente caso.
    Procedura fall.re ultrattiva ai sensi dell'art. 118, co. 2, l.f. stante la pendenza di giudizi tesi al recupero di crediti.
    Il Tribunale, nel decreto di chiusura, ha stabilito che <<il curatore non provveda alla chiusura della partita IVA, né alla cancellazione della società dal registro delle imprese>>.
    Ho richiesto all'ADER l'esecuzione del rimborso iva (maturata durante il Fallimento) per cessazione attività.
    L'ADER, un prima volta mi ha proposto la compensazione (riconoscendo il credito) con propri crediti ante fallimento (evidentemente non eseguibile).
    Indi l'ADER mi ha comunicato che, per avere la sussistenza del presupposto di cessata attività, avrei dovuto provvedere alla chiusura della partita IVA ,la quale risulta ancora attiva.
    Ho obiettato che il Tribunale ha disposto nel decreto di chiusura il mantenimento della p.i. aperta.
    L'ADER insiste che la mancata presentazione di dichiarazione di cessata attività ai sensi del comma 4 dell'articolo 35 del Dpr 633/1972 preclude il rimborso iva.
    Nell'ultima interlocutoria l'ADER ha inoltro obiettato che la società era stata cancellata dal registro delle imprese (in quanto trasferita all'estero)
    Tale concellazione tuttavia era fittizia ed era stata sterilizzata dalla tempestiva istanza di Fallimento della Procura della Repubblica, pronunziata dal Tribunale in tempo utile (entro l'anno).
    E' corretta la posizone dell'ADER? Cosa posso fare per superare l'impasse e scongiurare un contenzioso? Grazie.
    • Stefano Andreani - Firenze
      Luca Corvi - Como

      14/10/2022 15:10

      RE: ESECUZIONE RIMBORSO IVA

      Per quanto riguarda il trasferimento della sede all'estero e conseguente cancellazione dal Registro delle Imprese, riteniamo che quanto esposto nel quesito sia più che sufficiente perché non possa certo per tale motivo essere negato il rimborso, soprattutto trattandosi di impresa in procedura.

      Per quanto riguarda il diniego per mancata cessazione dell'attività, l'art. 30, I comma, del D.P.R. 633/72 stabilisce che "il contribuente ha diritto ... di chiedere il rimborso nelle ipotesi di cui ai commi successivi e comunque in caso di cessazione di attività", pertanto la posizione dell'ADER è corretta se il rimborso è stato chiesto per cessazione dell'attività.

      Non è invece corretta se il rimborso è stato chiesto, o verrà chiesto, per uno dei motivi indicati ai commi successivi di tale articolo:
      "se di importo superiore a lire cinque milioni ...:
      a) quando esercita esclusivamente o prevalentemente attività che comportano l'effettuazione di operazioni soggette ad imposta con aliquote inferiori a quelle dell'imposta relativa agli acquisti e alle importazioni ...

      b) quando effettua operazioni non imponibili di cui agli articoli 8, 8-bis e 9 per un ammontare superiore al 25 per cento dell'ammontare complessivo di tutte le operazioni effettuate;
      c) limitatamente all'imposta relativa all'acquisto o all'importazione di beni ammortizzabili, nonche' di beni e servizi per studi e ricerche;
      d) quando effettua prevalentemente operazioni non soggette all'imposta per effetto degli articoli da 7 a 7-septies;
      e) quando si trova nelle condizioni previste dal terzo comma dell'articolo 17 [soggetti non residenti identificati in Italia o loro rappresentanti fiscali, n.d.a.]".

      Indipendentemente dall'importo (ed è il caso di gran lunga più frequente nelle procedura) "fuori dai casi previsti nel precedente terzo comma ... se dalle dichiarazioni dei due anni precedenti risultano eccedenze detraibili; in tal caso il rimborso può essere richiesto per un ammontare comunque non superiore al minore degli importi delle predette eccedenze"